
Visita guidata con il direttore
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Brigantaggio è una nozione-contenitore all’interno della quale, in diverse fasi della storia moderna, sono state riversate cose diverse. Il termine, di origine francese, si diffonde in Italia non prima della scesa dell’armata d’Italia guidata da Napoleone, tra il 1796 e il 1797. Rispetto al brigantaggio “classico” meridionale, interpretato come reazione ai tentativi di modernizzazione dei vari stati in cui era divisa l’Italia, il brigantaggio maremmano ha un segno diverso. Innanzi tutto, è tardo. Copre infatti un arco temporale che inizia quando ormai il brigantaggio meridionale era già un ricordo, o comunque un fenomeno del tutto residuale. Inoltre, coinvolge, almeno attivamente, un numero notevolmente inferiore di persone. La Banda del Lamone, con a capo Tiburzi, l’archetipo del brigante maremmano, neanche lontanamente poteva essere paragonata a una delle tante bande di briganti del sud, organizzate in modo verticistico e paramilitare. Va aggiunto infine che il termine brigante e brigantaggio usato per nominare le forme di illegalismo che presero forma in maremma in quegli anni, venne utilizzato in modo pressoché esclusivo dalla stampa e solo occasionalmente dagli organi dello stato. Sostanzialmente venne trattato come un fenomeno di criminalità organizzata, ma minore. Il brigantaggio maremmano va inoltre nella direzione opposta al brigantaggio meridionale. La nascita del fenomeno non è da mettere in relazione alla percezione di uno status quo esistente in pericolo, bensì ad un desiderio di cambiamento e di modernità che trova nel treno, che vedremo a breve, (e in quello che il treno all’epoca significava: possibilità di spostamento su lunghe tratte, circolazione di merci) un simbolo straordinariamente efficace.